La parola allo scrittore

La parola allo scrittore

Poiché per quanto ci si impegni a parlare di lui uno scrittore ha sempre l’ultima parola – e nel caso di Luigi Meneghello questo pensiero vale almeno il doppio – il Centenario sarà per noi una imperdibile occasione di mettersi in ascolto e di gustare ancora una volta ciò che con i suoi scritti ha voluto lasciarci.
Non una eredità, ma una palestra dove allenare i nostri pensieri.
Avete affrontato l’azzardo di un «incontro» personale con me: che cosa vi possa offrire questo incontro non so. Naturalmente l’incontro vero con uno che scrive avviene attraverso ciò che scrive, i suoi libri: ma confesso che a volte mi riesce strano il pensiero che le cose stiano così anche per me. A quanto pare quei quattro stracci dei miei libri mi rappresentano più di quanto mi rappresenti io. Mi credevo una miniera inesauribile (in gioventù voglio dire) di cose straordinarie e tutto è andato a finire in quelle, quante saranno?, due o tremila pagine…
Dunque: per l’incontro di oggi ero stato tentato di far uso della libertà che per antica tradizione si concede agli artisti, ai vecchi e ai matti (e lascio a voi di scegliere la qualifica più appropriata al mio caso) per istituire nientemeno che un bilancio generale di ciò che ho fatto a questo mondo, ciò che sono stato e che sono. Rassicuratevi: ho resistito alla tentazione.
Luigi Meneghello, I Vittoriani in La materia di Reading, p.1357
Scroll up Drag View